RUBRICA: PAROLE A SPICCHI N°1

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Desideriamo inaugurare qui una rubrica (anche se sarebbe più corretto chiamarla “uno spazio aperto”) pensata a dare voce ai nostri Istruttori/Allenatori, così che possano comunicare di volta in volta, le loro impressioni, pareri, raccontare le loro storie ed esperienze.

Cominciamo con un “pezzo” del Responsabile Tecnico del Centro Minibasket del Suzzara Fenice, Matteo Artoni (detto “Torvo”), che ci spiega per lui che cos’è il Minibasket.

«Salve a tutti,
iniziamo questa rubrica minibasket con lo scopo di presentare la nostra idea di minibasket. Cominciamo quindi con la fatidica domanda: “Cos’è il minibasket?”

Dall’inizio della nostra attività abbiamo seguito varie risposte, proposte dall’esterno:

  • il minibasket è un gioco-sport dove i ragazzi imparano la pallacanestro giocando
  • il minibasket è emozione, scoperta, gioco
  • il minibasket è conoscenza, abilità, competenza
  • il minibasket si gioca con palla piccola e canestri bassi
  • il minibasket deve insegnare ai ragazzi a stare in palestra

etc etc etc

Sono tutte definizioni date negli ultimi anni e giustissime, ma noi di SUZZARA FENICE BASKET, riteniamo che manchi la parola più importante:

MINIBASKET E’ SORRIDERE!

Un ragazzino che sorride, quando l’allenatore burbero gli spiega l’esercizio, ha voglia di imparare!

Un ragazzino che sorride guardando i compagni, mentre aspetta il suo turno, ha voglia di fare!

Un ragazzino che sorride, mentre corre a prendere la palla che ha appena perso, ha voglia di migliorare!

Noi vogliamo vedere il sorriso sui nostri giocatori, dentro e fuori dal campo! Come si fa? Sarebbe bello dirvi:”Basta che venite ad allenarvi da noi!”, ma invece vi racconteremo una storia…

Una giornata come tante, un allenatore era in palestra, mentre i ragazzi eseguivano un classico esercizio di 1 contro 1! Il ragazzino prese timidamente il pallone, iniziò l’esercizio, ma perse subito la palla. I suoi occhi erano tristi e guardavano terrorizzati l’allenatore. Quest’ultimo col solito fare burbero (proprio di ogni allenatore), lo chiamò a sé e disse:”Secondo te dove hai sbagliato?”. Il piccolo giocatore iniziò rocamboleschi discorsi su come poteva fare o non fare e poi guardò dubbioso l’allenatore, il quale disse soltanto:”Mi piace l’idea, provaci!”

Il ragazzino notevolmente agitato, andò in fila e quando fu il suo turno provò la sua idea! Fallì miseramente, guardò l’allenatore, ma stavolta non disse niente..

Si rimise in fila è riprovò!

La seconda volta fu un successo, si era reso conto che aveva fatto proprio quello che aveva pensato e sopratutto.. aveva fatto canestro! Si volto a guardare l’allenatore e quest’ultimo sorrise! I ragazzi sanno già giocare, hanno solo bisogno di un piccolo prestito di CORAGGIO!»

Torvo